Avalon, Cornovaglia e dintorni
di Ferruccio Capra Quarelli
Pochi sanno che guardando con attenzione la carta geografica raffigurante la Gran Bretagna, con un piccolo sforzo di fantasia si può intravedere la figura di una strega che cavalca un maiale, la cui testa è rappresentata dal Galles e la zampa anteriore dalla Cornovaglia. Una descrizione del genere la dice già lunga sull’aura di magia e mistero, forse un poco lugubre, che avvolge la più grande e affascinante isola europea.
Con questi scarni appunti parleremo della sottile striscia di roccia protesa verso le freddi correnti dell’oceano atlantico che porta il nome di “Cornwall and Shillies islands”, Cornovaglia e isole Shillies, il più antico ducato del Regno Unito.
Il mondo celtico, prima dominante sull’isola, latinizzato ed in seguito cristianizzato dai romani, dopo aver accettato anche gli invasori angli e juti, venuti approssimativamente dalle zone meridionali della scandinavia, subì un definitivo schiaffo dagli aggressivissimi e politicamente organizzati Sassoni i quali, impadronitisi dei verdi pascoli dell’Inghilterra centrale, cacciarono i Celti verso le terre più estreme ed inospitali dell’isola: i piovosi monti della Scozia a nord, il Galles e l’Irlanda ad ovest, e, appunto, la Cornovaglia a sud. Ormai più di quindici secoli sono passati, e le genti di quest’isola, dopo secoli di guerre e rivoluzioni, si sono pacificamente fuse in una grande nazione; ma la Cornovaglia mantiene un fascino singolare, frutto di una posizione geografica isolata fra due mari e scarsi contatti con grandi centri (fino al secolo scorso, le piccole e malsicure strade dell’interno sconsigliavano di raggiungere la regione per terra, a vantaggio delle più veloci rotte via mare). L’economia è tutt’oggi povera, autarchica, basata sulla pesca, l’allevamento e l’estrazione dello stagno, di cui già i fenici erano interessati compratori. La caratteristica, purtroppo meno onorevole delle popolazioni della Cornovaglia è stata rappresentata, in un passato non troppo remoto dal “Wrecking”, una singolare forma di pirateria al contrario. Date le numerose tempeste invernali, le navi di passaggio in difficoltà venivano attirate da fuochi e lanterne; una volta incagliate sugli scogli, i naufraghi venivano uccisi ed i carichi depredati. Fortunatamente da secoli i “Wreckers” sono scomparsi, ma rimangono in attività i loro più accettabili sottoprodotti, gli efficentissimi “Smugglers”, i contrabbandieri, che, nonostante la sorveglianza della guardia costiera, rappresentano ancora un’attività redditizia, oggi non più evidente, ma fino ad un centinaio di anni fa sostanziale per l’economia della regione. Numerose leggende ed aneddoti si richiamano infatti al contrabbando di vino, tabacco, sale tè, pizzi, stagno. Ogni villaggio è “corredato” di stretti vicoli, vie di fuga, doppie uscite, utilizzati da questi contrabbandieri in caso di pericolo … Forse una versione celtica di abitudini e stili di vita ancora riscontrabili a latitudini molto inferiori dell’atlante europeo …
Il fascino della Cornovaglia, inoltre, non può prescindere dagli antichi miti delle saghe arturiane, capaci di farci tornare indietro nel tempo, ripercorrendo, così, il cammino della nostra civiltà fino ai suoi albori, o quasi.
Un riferimento per quanto sopra accennato è nel vicino Somerset, la città di Glastonbury, antica culla del cristianesimo inglese. Un tempo meta di affollati pellegrinaggi alla sua abbazia, fu fondata dai Sassoni nel 700 d.C. sul luogo dove secondo un’accreditata leggenda sarebbe sbarcato Giuseppe di Arimatea per evangelizzare le genti britanniche, portando con sÈ il santo Graal. Cosa ancora più incredibile è che nel 1278 il re Edoardo I Plantageneto vi inumò solennemente i presunti (presunti!) resti del mitico re Artù e di sua moglie Ginevra. Il calendario non aiuterebbe il re britannico perchè, anche ammettendo la realtà del fantasmatico sovrano, questo morì ben prima dell’alba del tredicesimo secolo d.C. L’abazzia, abbandonata, è caduta in rovina e oggi ne sono ancora visitabili le impressionanti vestigia.
Il “trademark” della zona è il famoso TOR. Nell’antica accezione significa “rialzo di terreno”, ed è, infatti, una collina a sud-est della città, con una particolare forma di barca rovesciata, talmente ben conformata da risultare leggermente inquietante. Un tempo era luogo di esecuzioni capitali, ma, ancora più anticamente sembra che sia stato luogo di incontro per riti pagani e labirinti mistici. Una Rosa dei Venti in ottone indica ai visitatori di essere, infatti, sul Sentiero del Drago, cioè, un insieme di postazioni in quota, tutte a vista, che partendo da Avebury nel Wiltshire (cerchio magico di pietre megalitiche del diametro di 450 metri, databili approssimativamente tra il 2500 e il 2000 a.C.) arrivano fino a Land’s end, punta estrema della Cornovaglia. In cima al Tor ci sono anche i resti di un’antica cattedrale distrutta da un incendio. Le romantiche atmosfere da medioevo fatato ricordano che Glastonbury è accreditata come una delle possibili sedi dell’antichissimo e misterioso regno di Avalon.
Il punto focale di questa contea rimane comunque il piccolo villaggio di Tintagel, con il suo famoso castello. Scendendo da una strada sempre ventosa si arriva in un microcosmo abitato da 1372 anime (dati chiaramente approssimativi) , in splendida posizione sull’alto di un balzo roccioso di fronte all’oceano. Interessanti sono la chiesa SS. MATERIANA e MARCELLIANA, di origine sassone e l’OLD POST OFFICE, ricavato in una casa del 1320. Inoltre, la misteriosa grotta di mago Merlino (maree permettendo), è ricca di cristalli incastonati fra le rocce. La fama del villaggio è comunque tutt’una con il castello, reso celebre dalla leggenda medievale e dalle poesie romantiche di Tennyson come luogo natale del futuro re Artù, protodifensore dei Celti contro i Sassoni (V∞ secolo). Gli scavi hanno accertato la presenza di un monastero attivo dal VI al IX secolo. Il castello (visitabile) fu costruito dai conti di Cornovaglia all’incirca settecento anni fa, e oggi ne rimangono le rovine dalle quali si gode uno stupendo panorama. Storiografi inglesi affermano, o per lo meno considerano realistico che il leggendario sovrano della tavola rotonda sia vissuto attorno al quinto secolo d.C. (quindi poco dopo la caduta dell’impero romano d’occidente) effettivamente in quelle terre. Un centinaio di località inglesi sono infatti legate al ricordo di Artù, nato per certo in Cornovaglia, sposo di una principessa di nome Ginevra, signore del reame di Avalon, che potrebbe corrispondere – come prima citato – all’attuale e vicino Somerset, attorno all’attuale cittadina di Glastonbury. A seguito della battaglia (realmente accaduta) che vide capitolare i Celti di fronte ai Sassoni, il re sarebbe morto a causa di molte ferite. Tornando al mito, il ciclo bretone riporta che la salma fu trasportata da tre regine sorte dalle nebbie sopra una zattera al largo del lago di “Dozmary Pool” e sparì. Una altrettanto misteriosa figura femminile (la dama del lago?) riprese, portandola con sÈ nelle acque, la spada fatata del re morto EXCALIBUR, ponendo fine alla sua leggenda.
Informiamo che Tintagel ha messo a disposizione di turisti e studiosi un piccolo ma fornitissimo museo dedicato alla leggenda di Artù e Merlino.
Verso le estremità meridionali della regione una natura meravigliosa con i suoi miti archetipici accoglie LAND’S END e ST. MICHAEL’S MOUNT. L’estremo lembo della Cornovaglia è un luogo di rara suggestione. Per gli antichi Celti, che ne avevano un sacro timore, la punta, in quanto occidente, l’occidente del mondo, nel loro linguaggio mistico e simbolico, indicava la “terra promessa degli spiriti”, l’ultimo rifugio dell’uomo dopo la morte. La gente del luogo afferma che alcuni visitatori abbiano la sensazione che scogli e colli siano impregnati da una forza occulta; bizzarre leggende parlano dei poteri misteriosi di una terra sepolta sotto le onde dell’atlantico. Va però detto che ricerche oceanografice sospettano che in tempi remoti una parte della regione sia sprofondata nell’oceano e le isole Scilly, miglia al largo, ne siano l’unica parte rimasta in superficie (forse tracce del mitico regno di Lyonesse, dal quale Artù, con i suoi cavalieri, attenderebbe il momento di risorgere).
A sud vi è un altro scrigno chiamato ST. MICHAEL MOUNT; è un monastero-fortezza a picco sul mare, collegato da una striscia di sabbia al villaggio di MARAZION (piccolo porto sulla terra ferma) esattamente come – e questo è un altro mistero della regione – l’omonimo e più conosciuto Mont Saint-Michel in Francia. Dalle sue mura si gode una vista sul canale della Manica da bloccare il respiro: stridìo di enormi gabbiani riempie l’aria, mentre il mare sembra ribollire spumeggiando. Ci permettiamo un’ultima riflessione: Il basso medio evo, nel suo fervore religioso ha cosparso l’Europa di chiese e monasteri. Una presenza dell’immaginario cristiano che ha particolarmente impressionato il periodo è senza dubbio l’arcangelo Michele. Esiste una linea mistica che parte dalla provincia di Foggia, in Puglia, dove è registrata una sua apparizione. Da allora il Monte Michele (grotta dell’epifania con relativa basilica) è meta di pellegrinaggi. Successivamente, poco prima del decimo secolo, dalla parte opposta d’Italia è sorta la più nota Sagra di S. Michele (Torino). Mont-Saint- Michel (Bretagna) è considerata dagli storici la fine di una lunghissima quanto precisa retta mistica in onore dell’Arcangelo. Prendendo però riga ed atlante geografico chiunque potrà notare che la linea prosegue ancora andando a definirsi proprio sulle scogliere del St. Michael Mount. Quindi, per lo scrivente, quattro località distinte, migliaia di chilometri, stesso soggetto di ispirazione mistica, un’unica linea storico-geografica che unisce il sud-est al nord-ovest. I motivi di queste “casualità” non possono chiaramente venir risolte da queste brevi note. Segnaliamo, però queste impressioni come un’ulteriore tassello da aggiungere ai misteri delle terre di Cornovaglia.
Sulla fascia meridionale della contea si raggiunge POLPERRO, uno dei più pittoreschi e fotografati angoli della regione, nota per i richiami all’epoca d’oro del brigantaggio: Gesta e leggende degli “smugglers” sono raccontate in un museo da oggetti e stampe di feroci scontri ed inseguimenti raffigurati da risoluti doganieri alle prese con commercianti di frodo e contrabbandieri.
Alle spalle di POLPERRO, infine, in direzione PLYMOUTH (quindi verso Londra), seguendo la fascia meridionale, più soleggiata e ridente di quella settentrionale, segnaliamo al visitatore curioso altri simpatici villaggi di pescatori e bellissime anse che rappresentano il meglio di una Cornovaglia costiera, sicuramente più affascinante del suo interno, ma ugualmente antica ed incastonata nelle memorie di un substrato celtico ancora visibile in molte contrade europee.