Sommario del
numero 8:
Editoriale
pag. 1
I
Cromlech del
Monsorino
di Adriano Gaspani pag. 3
Sciamanismo
Celtico
di Giorgio Spertino pag. 8
Cenni
di simbologia delle
Cattedrali
di Linda Bartalucci pag. 11
I Leys
di Arthur Breizh pag. 17
Agenda: Manifestazioni Celtiche
di Marco Violet pag. 20
Simbologia Celtica
Il Corvo pag. 2
Recensioni:
Le Gallie dal "De Geografia libro IV"
di Strabone pag. 7
Editoriale
Chi parla di "cultura celtica" pensa spesso
all'Irlanda, o tuttalpiù alla Scozia e al
Galles, dimenticando che stanziamenti e tradizioni
celtiche ben antecedenti si trovano anche in
Bretagna Francese, in Borgona e e Belgio. Ma
ciò che spesso è dimenticato persino
dagli addetti ai lavori è che ancor
più antichi sono gli insediamenti celtici in
Austria Italia e centro Europa.
A ricordarci l'antichissima cultura celtica di
Golasecca, con il suo solito taglio
archeo-astronomico apre questo numero della
"Revue", puntuale e circostanziato, l'articolo di
Adriano Gaspani sui "Cromlech del Monsorino".
Il secondo intervento affronta un'altra "vexata
quaestio" degli studi celtici: si può o meno
parlare di sciamanesimo celtico? Benché
completamente esautorata di credibilità, tra
gli altri, dai fondamentali lavori di Guyonvarc'h e
di Le Roux, la tesi di un presunto sciamanesimo
celtico continua a sopravvivere in alcuni ambienti
parascientifici ed ha certamente tratto nuovo
impulso dalle recenti mode new age e neo-spirituali
di questa fine millennio. In questa ottica si
inserisce il contributo di Giorgio Spertino che
analizza le diverse tradizioni mitologico
letterarie che più si prestano a
giustificare in ambito scientifico questa tesi.
"Cenni di simbologia delle cattedrali" di Linda
Bartalucci conclude la disamina del fenomeno
culturale architettonico esploso sul finire del
Medioevo che, iniziata nello scorso numero 6 della
"Revue" con un taglio più
storico-strutturale, prosegue ora con un occhio
particolarmente attento al confluire nel
cristianesimo delle varie tradizioni europee
preesistenti e ai loro simboli profondi che diedero
impulso e radici antiche a quel particolarissimo
momento di rinascita spirituale che portò ad
innalzare verso il cielo le guglie di marmo delle
cattedrali gotiche e romaniche.
S.C.
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I
cromlech del Monsorino:
Un
esempio di geometria e di astronomia nella cultura
di Golasecca
di Adriano Gaspani
Abstract:
The cromlech of Monsorino: an example of
geometry and astronomy in the culture of
Golasecca
by Adriano Gaspani
The word cromlech comes from the welsh language and
it means exactly "curved stone". The cromlech is an
enclosure of many stones set in a circle enclosing
one or more tombs. It is also called "ring tomb"
and is well known in all europe and in the Ticino
area where after the first mellennium B.C. the
Golasecca culture set up.
The cromlechs situated on the top of the hills like
at Monsorino and on the plains like at Vigevano and
Vergiate, have different sizes from 3 to 10
diameter meters. The circle of Vigano,
unfortunately disappeared, was the biggest one with
a diameter of 17 meters and a corridor of about 30
meters. In the Ticino area, at Carrera in Sesto
Calende, the use of these funeral enclosures
started in the VIII c. and went on in the VII and
VI c. as well.
The strange thing is that at Monsorino they used
the Pitagora triangle in the VII and VIII c. B.C. a
period of 3-4oo years before its coming.
Abrégé:
Les cromlechs du monsorino: un exemple de
geometrie et d'astronomie dans la culture de
golasecca
de Adriano Gaspani
La parole cromlech est originaire du Galles et
à la lettre se traduit par "pierre
voûtée". Le terme indique une enceinte
de plusieurs pierres disposées en rond, un
cercle qui renferme un ou plusieurs tombeaux. Ces
derniers, appelés aussi " tombeaux
circulaires " sont très diffusés dans
toute l'Europe et aussi dans le réseau du
Ticino, endroit où au cours du premier
millénaire a.J.C. s'est
développée la Culture de
Golasecca.
Les cromlechs construits soit au sommet des
collines, comme dans le cas de Monsorino, soit en
plaine comme à Vigevano et à
Vergiate, ont une grandeur variable de 3 à
10 mètres de diamètre. Le cercle de
Vigevano, complètement disparu, était
le plus grand avec un diamètre de 17
mètres et un couloir de 30 mètres
environ. Dans le réseau du Ticino et
à Sesto Calende, localité Carrera, on
a commencé à ériger ces
enceintes funéraires au cours du VIII
siècle et on a continué pendant les
siècles VII et VI.
La chose tout à fait étonnante est
que dans le cas de Monsorino on a utilisé le
triangle de Pitagora déjà au cours du
VII et VIII siècles, au moins 3-400 ans
avant sa invention officielle.
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Il termine cromlech è di origine gallese
e letteralmente si traduce in "pietra curva". Il
termine indica un recinto di pietre fitte disposte
in circolo che racchiude una o più
sepolture.
I cromlech, definiti anche "tombe a circolo", sono
diffusi in tutta Europa, e sono presenti anche nel
comprensorio del Ticino dove durante il primo
millennio a.C. si sviluppò la Cultura di
Golasecca.
L'archeologo P. Castelfranco, alla fine del secolo
scorso, ne riconobbe 43 lungo la riva lombarda del
fiume e 4 su quella piemontese. Tra questi, tre dei
più caratteristici fanno parte del sito del
Monsorino.
Oltre che al Monsorino alcuni cromlech sono stati
scoperti in località Garzonera a Vergiate,
nella brughiera del Vigano a Somma Lombardo e,
relativi alla fase II-III di Golasecca, vale a dire
dal VI al IV secolo a.C, nel Canton Ticino a
Minusio presso Locarno.
I cromlech, collocati sia sulla cima delle colline
come nel caso del Monsorino sia in pianura come a
Vigano e a Vergiate, hanno dimensioni variabili
grosso modo tra i 3 e i 10 metri di diametro. Il
circolo del Vigano, oggi scomparso, era quello di
maggiori dimensioni con il suo diametro di ben 17
metri e con un corridoio di circa 30 metri. L'uso
di questi recinti funebri inizia, nel comprensorio
del Ticino, con l'ottavo secolo a.C., come a Sesto
Calende in località Carrera, e prosegue per
tutto il VII e il VI secolo a.C.
L'area del Monsorino è collocata nei boschi
posti sulle colline prospicienti il fiume Ticino
essa fu individuata per la prima volta nel secolo
scorso dall'abate G.B. Giani (1788-1857), eminente
studioso nativo di Golasecca.
Nel 1965 furono intraprese, dalla "Società
Gallaratese di Studi Patrii", opere di scavo e
ripristino dei cromlech. I cromlech tuttora
visibili al Monsorino sono attribuiti alla fase I
di Golasecca cronologicamente collocata tra la
seconda metà dell'VIII e tutto il VII secolo
a.C.
Nell'area del Monsorino sono visibili tre cromlech,
qui identificati con A, B e C e due corridoi
rettangolari, detti allées, uno solo dei
quali è connesso al rispettivo circolo di
pietre. La funzione del secondo corridoio, quello
privo del circolo non è chiara. Al loro
interno e al loro esterno sono state individuate
tombe a cremazione i cui corredi però, a
causa del tempo trascorso dal ritrovamento, non
sono più rintracciabili con sicurezza.
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SCIAMANISMO
CELTICO
di Giorgio
Spertino
Abstract:
The celtic shamanism
by Giorgio Spertino
In the druidism and in general in all the celtic
believes we can find some shamanic elements. We
spoke many times about this controversy matter of
the celtic civilization but it is still very
difficult to find historical verifications. It is
now necessary to keep on studying and
researching.
The zoomorphism was used in the earliest celtic
myths and like in the shamanism, the heroes changed
into animals are symbolic figures deep connected to
the Otherworld. In the celtic world we can find
also the ritual sleep as a divine experience.
Abrégé:
Le chamanisme celte
de Giorgio Spertino
Dans le druidisme et plus en général
dans toutes les croyances celtiques on y retrouve
des éléments chamaniques. On a
parlé plusieurs fois de cet aspect
controversé de la civilisation celtique mais
c'est encore très difficile avoir des
vérifications historiques. C'est alors
indispensable continuer à rechercher dans
d'autres champs qui n'ont pas encore
été étudiés.
Le zoomorphisme était déjà
présent dans les mythes celtes plus anciens
et comme aussi dans le chamanisme les héros
qui se transforment en animaux sont des etres
symboliques profondément liés
à l'au-delà. Dans le monde celtique
on trouve en outre comme pratique divine le sommeil
rituel.
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Nel druidismo e più in generale nel
complesso delle credenze celtiche si sono ravvisati
elementi sciamanici. Più volte è
stato citato questo aspetto della civiltà
celtica, tuttavia è indubbio che sia
difficile trovare riscontri storici. Occorre quindi
allargare l'indagine in ambiti più ampi di
quelli normalmente studiati.
Quando si parla di sciamanismo non si può
non partire dal testo di Mircea Eliade "Le
sciamanisme", che a tutt'oggi resta una sorta di
Bibbia sull'argomento. Eliade ribadì che lo
sciamano non è uno stregone, un sacerdote,
un "medicineman" o un "curandero": lo sciamano
è anche questo, tuttavia, non è solo
questo. Egli è essenzialmente una persona
(uomo o donna) che padroneggia la tecnica
dell'estasi. Lo sciamano è l'unico in .grado
di recarsi nell'aldilà, cioè nel
mondo degli spiriti, per combatterli e ottenere dei
benefici per i singoli o per la comunità. Le
tecniche per far questo sono essenzialmente il
sonno estatico e la trasformazione in animale del
proprio spirito
Lo sciamano è un predestinato per nascita o
per scelta di altri sciamani, ma non è mai
un posseduto. Ciò che lo distingue da questi
e dagli estatici è il rapporto che si
instaura con gli spiriti: mentre i posseduti
vengono impadroniti da esseri magico-demoniaci, lo
sciamano "... domina i suoi spiriti" nel senso che
lui, essere umano, riesce a comunicare con i morti,
con i demoni, con gli spiriti della natura, senza
per questo trasformarsi in un loro strumento."
Questa introduzione forzatamente superficiale allo
sciamanismo tratteggia alcuni aspetti importanti
relativi al nostro campo di indagine. Fra i tanti
caratteri dello sciamanismo vorrei sottolineare
alcuni che posso riferirsi al mondo celtico: la
trasformazione zoomorfica, gli animali psicopompi,
il sonno estatico e. il rapporto con
l'aldilà.
La zoomorfosi si trova già nei miti
celtici più antichi. Tuan, figlio di Carell,
si trasforma in cervo, in cinghiale e in falco
"sempre nel medesimo luogo". Gwyon Bach, per
sfuggire Keridwen che lo insegue, si trasforma in
lepre, in pesce, in uccello e infine in chicco di
grano. Keridwen si trasforma a sua volta in
levriero, lontra, rapace e gallina, che mangia il
chicco restando incinta di Gwyon. Dopo nove mesi
partorirà un bimbo che sarà il. bardo
Taliesin.
Cosa hanno a che vedere questi due miti con lo
sciamanismo? Innanzitutto il fatto che gli animali
in cui si trasformano gli eroi sono esseri
simbolici profondamente legati all'aldilà.
Il cervo, per esempio, (come pure il cinghiale)
è l'animale psicopompo per eccellenza. E'
lui che nel corso di cacce, in cui l'eroe si perde
nei boschi, lo porta a vivere avventure in un regno
precluso a tutti, da cui egli ritorna dopo aver
compiuto particolari imprese. (...)
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CENNI
DI SIMBOLOGIA SULLE CATTEDRALI
di Linda Bartalucci
Abstract:
News about the symbolism of the
cathedrals
by Linda Bartalucci
At the Middle Age the symbolic and ideologic
imagery were often put together as there is always
a secretly message, a supernatural system "more
real than the natural" and a totalitarian connected
to the dogmatic Christianism presented by the
Church.
The holy architecture is the representation of a
supernatural reality. The medieval artist draws off
his iconography directly from the Hellenistic
world, adding some experiences from the celtic and
barbarian culture, following the point of view of
the christian doctrine.
The medieval architects, emulating the Big Supreme
Architect, have built microcosms plenty of life,
forests of magic symbols where, even nowadays, we
only need to go in to find the magic-temporal door
that leads us to the past and push us in the
future, towards the Divinity.
Abrégé:
Nouvelles sur la symbologie des
cathedrales
de Linda Bartalucci
A l'époque du Moyen Age, l'imaginaire
symbolique et celui idéologique sont
très souvent mélangés car il y
a toujours un message caché, un
système surnaturel "plus réel du
naturel" et un totalitaire qui se rapporte au
christianisme dogmatique présenté par
l'Eglise.
L'architecture sacré ce n'est que la
représentation d'une réalité
surnaturelle. L'artiste qui vit au Moyen Age puise
son iconographie directement des sources du monde
hellenistique et il l'enrichit avec des
expériences de la culture celtique et
barbare, tout en les adaptant à
l'interprétation de la doctrine
chrétienne.
Les architectes du Moyen Age, en voulant imiter le
Grand Architecte Suprème, ont réussit
à construire des microrganismes dans
lesquels plein de vie, des forêts de symboles
magiques où mêmes à nos jours, il
suffit d'y pénétrer pour retrouver la
porte magique-temporel qui nous lie au passé
et qui nous projette vers le futur, vers la
Divinité.
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Nel Medioevo l'immaginario simbolico e quello
ideologico sono spesso mescolati perché vi
è sempre una chiave di lettura nascosta, un
sistema sovrannaturale "più reale del
naturale" ed uno totalitario referente al
cristianesimo dogmatico presentato dalla
Chiesa.
L'architettura sacra null'altro è che la
rappresentazione di una realtà
soprannaturale. Per l'uomo medioevale il mondo
fisico, quale noi l'intendiamo, non ha
realtà se non come simbolo. L'artista
medioevale attinge la sua iconografia,
arricchendola con esperienze di cultura barbarica,
direttamente alle fonti del mondo ellenistico,
adattandole al registro interpretativo della
dottrina cristiana.
La cattedrale nasce come materializzazione
dell'immagine della Gerusalemme Celeste evocata da
Sant'Agostino nel suo De civitate Dei. In essa le
mura, il pavimento, il tetto, tutto il suo insieme
deve essere copia vivente della città di
Cristo, copia vivente della natura perfetta che Dio
ha creato.
Con questi termini l'architetto diviene una sorta
di creatore egli stesso, non a caso l'Onnipotente
è chiamato anche Grande Architetto, e deve
concentrare nei blocchi di pietra della cattedrale
quell'impronta vivifica che ha il mondo, reale o
soprannaturale, attorno a sé. Le colonne
divengono alberi di un'immensa foresta
pietrificata, nei capitelli, come rami, vivono
creature fantastiche, mentre il catino absidale,
come vota celeste, è dipinto a sfondo
azzurro scuro con decorazioni di stelle.
Sugerio Abate osservava che era necessario
annullare il senso di distacco che caratterizza
l'osservazione meramente estetica e di guidare la
visita del santuario verso l'esperienza religiosa
che l'arte rivelava.
La cattedrale aspirava alla totalità,
incarnava il sapere cristiano, teologico naturale e
storico disponendo ogni elemento ove la natura lo
avrebbe collocato ed eliminando tutto quello che
non fosse funzionale all'insieme.
Dovendo rappresentare un microcosmo ben ordinato
nessun elemento della cattedrale era lasciato al
caso. La sua posizione era sempre, tranne sporadici
casi in cui essa nasceva in un contesto urbano
già sovraffollato di edifici, orientata
verso est. I motivi di tale orientamento erano
molteplici. L'uomo, per sua natura, è un
animale attirato dalla luce- fototropismo- in
particolare verso la regione del sol levante
(eliotropismo) e questa sua attrazione si
può spiegare con il cercare di innalzarsi
verso il polo celeste e l'altezza dello
spirito.
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